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Sono di un paese vertiginoso dove la lotteria è parte principale della realtà; fino ad oggi, pensai così poco ad essa come alla condotta degli dei indecifrabili o del mio cuore. Ora, lontano da Babilonia e dai costumi che amo, penso con qualche stupore alla lotteria, e alle congetture blasfeme che si mormorano nel crepuscolo

Pre ludio

Nel suo Gli uomini e i giochi, Roger Caillois da una delle prime e più lucide letture sociologiche su quale sia la funzione dei giochi d’azzardo all’interno delle società moderne (ne riportiamo qui alcuni passaggi tra i più illuminanti).

A un’organizzazione sociale pre-moderna in cui il destino del singolo era determinato dalla nascita, ossia dipendente dalla pura casualità (Alea), è subentrata con la modernità un’ideologia del merito e della competizione regolata (Agon) tra qualità individuali, in cui il mito delle uguali opportunità per tutti doveva inverare i principi di giustizia e virtuosità fondativi delle società democratiche e liberali.
Ma le cose non sono andate esattamente così, e quello della valutazione oggettiva del merito, della competizione verso l’eccellenza e della mobilità sociale, si è rivelato in gran parte un bluff.
E quando una società incatena la maggior parte dei propri membri a un destino già scritto per provenienza e appartenenza sociale, senza chance di miglioramento da acquisire con le proprie forze, allora il mito della giocata che ribalta la fortuna torna a trionfare…

La lotteria di Babilonia

monologo teatrale

da un racconto di Jorge Louis Borges

       Una giocata fortunata poteva bastare per entrare nel concilio dei maghi, o per mandare in prigione un nemico (notorio o intimo), o per incontrare, nella calma oscurità della propria stanza, la donna che comincia a inquietarci e che non speriamo di rivedere; una giocata avversa, invece, poteva significare una mutilazione, l’infamia, la morte. A volte un fatto solo – il taverniere assassinato da C, l’apoteosi misteriosa di B – era la soluzione geniale di trenta o quaranta sorti. Combinare le giocate era difficile; ma bisogna ricordare che gli uomini della Compagnia erano (e sono) onnipotenti e astuti.

La lotteria di Babilonia di Jorge Luis Borges è l’incredibile testimonianza di un uomo condannato dalla società che ha fatto della vita gioco. Gioco di azzardo in cui i destini individuali –  straordinari o terrificanti – sono estratti a sorte.
Tutto è affidato al caso, o alle misteriosi decisioni di una Compagnia che gestisce tramite la lotteria le infinite interpolazioni tra fato e possibilità che determinano gli eventi e i destini individuali. Nessuno si può sottrarre. Nessuno si vuole sottrarre.
I diseredati meno di tutti gli altri.

Il monologo che è stato tratto dal racconto di Borges dà corpo alla sua onirica e angosciante metafora di cosa significhi da parte di un’intera società consegnarsi senza condizioni all’arbitrio, rinunciando al governo della propria vita. Sfuggire al sistema organizzato delle regole della convivenza rendendole capriccio, speranza, terrore.
Non così diverso, allora, dalla speranza nella fortuna che nutre chiunque non abbia più fede nell’equità della società in cui vive.
Che successo la lotteria, quando permette di ribaltare il proprio destino perché altro modo non c’è.
Non solo a Babilonia.

Lo spettacolo dura un’ora. Può essere realizzato ovunque, purché vi sia attenzione Perché la storia raccontata è singolare e merita di essere ascoltata…

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